Poesia delle periferie arrugginite: cosa ci ha lasciato Alberto Dubito
Sono passati ormai più di otto anni dalla prematura scomparsa del rapper, poeta, street artist ed attivista Alberto “Dubito” Feltrin.
Otto anni dalla prima edizione della sua raccolta postuma di poesie, prose, canzoni, immagini “Erravamo giovani stranieri” (Agenzia X). Tredici sono invece gli anni trascorsi dalla pubblicazione di “Shh!”: il primo album dei Disturbati dalla CUiete, gruppo rap sperimentale fondato da lui insieme a Dj Sospè, la cui ampia produzione è stata poi sintetizzata e raccolta all’interno del volume “Santa Bronx” (Squilibri 2018), per la collana di poesia con musica “Il Canzoniere”.
Nel 2013 la famiglia di Abe (come lo chiamano affettuosamente compagni e fratelli) ha deciso di organizzare un premio di poesia con musica in sua memoria, al quale partecipano ogni anno decine di poeti e poetesse, rapper, cantautori e performer di vario genere.
Il concorso consta di una pre-selezione alla quale si accede inviando tre file mp3, e di una finale dal vivo che si svolge all’interno del festival SlamX, nel centro sociale Cox18 di Milano. Da quest’anno è stata aggiunta anche una sezione video in collaborazione con l’Hip Hop Cine Fest di Roma.
La casa editrice Agenzia X pubblica i testi dei finalisti di ogni edizione all’interno di un libro che raccoglie anche diversi contributi riguardo il rapporto tra musica e scrittura in versi. L’ultimo volume, “Ora vogliamo tutto” è dedicato a Nanni Balestrini, punto di riferimento storico per l’avanguardia politica e letteraria, nonché giurato in molte edizioni del premio. I finalisti 2019 sono stati Wissal Houbabi, Monosportiva Galli Dal Pan, Giuliano Logos & Andrea Damiani, Astolfo 13.
Questi ultimi si sono aggiudicati il primo premio con la loro rielaborazione in chiave contemporanea di alcuni episodi dell’Orlando furioso, realizzata a partire dallo studio rigoroso del testo ariostesco e dall’ibridazione di Cunto siciliano, Opera dei pupi, Spoken word e Rap. Ho avuto modo di porre due domande al duo palermitano ed ecco il risultato:
Astolfo 13: Non è stato un progetto pianificato a tavolino, non abbiamo iniziato dicendoci: “bene, adesso scegliamo un bel classico e lo riproponiamo in salsa moderna perché funziona sempre”, ma esattamente il contrario. Se pensiamo all’Orlando Furioso e ai Paladini di Francia non pensiamo mai a qualcosa di distante dal nostro tempo e dalla nostra immaginazione.
E non solo perché le storie dei Paladini sono la materia principale della tradizione secolare del Teatro dei Pupi siciliano e del Cunto siciliano (cioè delle narrazioni orali con cui i cantori intrattenevano il popolo per la strada), roba con cui siamo cresciuti, come tanti altri bambini e persone della nostra città.
Abbiamo semplicemente messo insieme con una – speriamo – armonia che per noi durante il lavoro si è confermata qualcosa di assolutamente logico e coerente, le storie, i modi di raccontarle e di accompagnarle musicalmente che più ci affascinano e che contestualmente ci hanno formato: dunque le avventure di cui sopra, la poesia e i linguaggi orali contemporanei, dalla spoken word al rap, la composizione elettroacustica.
E’ venuto fuori qualcosa che parla molto di noi come persone ed artisti cresciuti in un determinato luogo e con determinate influenze, e la cosa più emozionante è che le persone che ci ascoltano e ci guardano si riconoscono misteriosamente nel nostro modo di raccontare.
Non l’intuizione per qualcosa di smerciabile, ma un’intuizione intima che in un certo senso, per come noi intendiamo questa storia, per come ci è sempre stata raccontata e per come l’abbiamo elaborata, non poteva non nascere, paradossalmente. Parlare e capire il ruolo della poesia contemporanea nel presente secondo noi è davvero complesso.
Sicuramente è considerarla come una performance orale per parlare con gli altri ed esprimersi, comunicare e anche (e nel nostro caso soprattutto) raccontare storie (tempi, condizioni, luoghi), che dà alla poesia oggi un senso, forse. Poi risulta complesso anche affermare che noi stiamo effettivamente facendo della poesia.
Piuttosto, per quanto sia lusinghiero il tuo suggerimento, abbiamo “subito” e assorbito la Storia della poesia dell’Ariosto, di cui oggi cerchiamo di dare un’interpretazione corretta e rispettosa, chiaramente con degli equivalenti simbolici che parlano di noi.
Ma da Ariosto ad Astolfo 13 ci sono miliardi di cose che dall’Ariosto sono state influenzate e che a loro volta hanno influenzato la nostra lettura. La vita di questa “poesia”, in questo momento storico in Italia, fuori dalle aule di scuola – pensiero che mette i brividi! – certamente potrebbe passare per il nostro filtro e noi siamo molto contenti di ciò.
Ma prendiamo tutto con sana leggerezza in quanto fondamentalmente devoti alla poetica di Messer Ludovico.
Ma Questo evento, e più in generale la figura di Alberto, possono considerarsi un valido motivo di aggregazione per artisti e pubblico della giovane poesia orale italiana?
Il fatto che stiamo qui a parlare già dimostra come un evento del genere che ruota intorno ad una figura del genere riesca con straordinaria semplicità a mettere in moto le persone e a farle comunicare e confrontare.
Il Premio Dubito è stata una esperienza molto bella ed emozionante, e senza retorica, oltre al piacere di incontrare gli altri partecipanti con cui ancora oggi siamo in contatto (per l’appunto!) uno degli aspetti più sorprendenti è stata la partecipazione attiva del pubblico, persone che sono lì per ascoltare veramente quello che hai da dire e per reagire. […] In Italia c’è una comunità incredibilmente nutrita ed eterogenea di persone che ruota attorno alla poesia orale e di strada, e questo è un fatto davvero notevole.