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IL COLPO DI GRAZIA ALL’ISTRUZIONE CON PATOLOGIE PREGRESSE

-Noi studenti, definitivamente uccisi dal Covid-

Un nuovo virus si diffonde tra le città italiane, tra i borghi e le periferie, dalle Alpi fino alla Sicilia; lento ma inesorabile infetta e affligge un’enorme percentuale di individui, si insinua nei vari reparti dell’economia,della sanità e dell’amministrazione. Nessuno ne è immune, tutti sono in pericolo, e sono soprattutto i giovani a rimanerci secchi. Questo virus si chiama Malaistruzione.

Eh sì, perché mentre l’Italia era alle prese con un epidemia globale, pochi si sono accorti di come lentamente si perdessero dei pezzi lungo il tragitto, tanto da poter quasi ricostruire la storia di quest’ultimo anno, una strada di briciole che non per forza porterà ad un lieto fine: qui c’è la sanità, là la tutela dei lavoratori, e lì, lì in fondo, all’inizio di tutto, e forse anche da un pò prima per un occhio attento, ferma in un angolino, poretta e abbandonata a sé, la scuola.

La scuola è sempre stata una spina nel fianco per i governi italiani: messa così male già dal precedente governo, che a quello successivo sembrava un po’ brutto e pretenzioso cercare di rimediare. E quindi questa zavorra è stata portata avanti e avanti, buona da tirar fuori solo quando si parla di elezioni ed appalti, e pronta celermente ad esser rimessa a posto appena le schede finiscono di esser contate, e le mazzette intascate.

Da anni migliaia di studenti,genitori e professori si sono battuti affinché il settore scolastico non venisse completamento trascurato nel suo già vergognoso degrado, sottolineando più volte l’importanza della cultura e dell’ambiente scolastico,con tutti i conseguenti valori che una realtà aperta e omnicomprensiva come la scuola dovrebbe insegnare.

Da anni si denuncia il neanche tanto velato collegamento tra l’abbandono scolastico e la partecipazione criminale dei giovani, nuove reclute per quegli aguzzini pronti a tuffarsi a pesce nei vuoti lasciati dallo Stato. Il problema scolastico e culturale italiano era già ben lampante da tempo,ma ben poco venne fatto. Mentre le scuole cadevano a pezzi, noi eravamo troppo impegnati a scannarci tra di noi.

Ma poi venne il COVID, che squarciò quel velo di Maya tessuto con l’illusione del benessere, scoprendo mancanze ed errori, buttando sale direttamente nelle ferite più profonde, e vecchie, mai rimarginate, del nostro paese. Con tutte quelle falle, e con tutta quell’acqua, ci si aspettava finalmente un reazione forte e decisa dai nostri politici, una chiara spinta dovuta da un’obbligata (e ben visibile) consapevolezza dei problemi, una seconda unità d’Italia pronta a rimediare agli errori del popolo.

Ed i politici, incredibilmente, dissero, e dissero, e dissero ancora e così tanto che anche i più esperti in materia non ebbero voce in merito, perché ormai era stato detto tutto. È così, dopo tutto quel dire, tutto quel giurare e promettere, tutti quegli show e tutto quell’ostentare la propria finta cultura, le schede vennero contate, e le mazzette intascate.

Ed oggi, Novembre 2020, la situazione è tragica: non c’è lavoro, non c’è la sanità, non c’è l’istruzione, e c’è il Covíd.

I lavoratori sono costretti a vivere con una minima parte del loro stipendio, i centri delle nostre città sono costellate al negativo dalle spente luci dei negozi, le saracinesche abbassate come un antico specchio che riflette i nostri fallimenti; i nostri ospedali colmi oltre l’immaginabile di malati, medici che eroicamente lavorano fino allo stremo pur di adempiere al loro giuramento, migliaia muoiono che sia per Covid o per altre patologie spesso dimenticate, enormi scandali minano l’intera stabilità delle nostre regioni ed illuminano le oscure trame di mani immeritatamente fin troppo immerse nella nostra amministrazione, come purtroppo ben mostrano le continue notizie relative alla regione Calabria, un’orrenda cartolina di ciò che in realtà si nasconde anche nelle altre nostre regioni; un’istruzione addirittura peggiorata a causa di una chiara arretratezza tecnologica, ma soprattutto a causa di un non sufficiente aiuto da parte dello Stato, che ha lasciato soli sia i professori, spesso non in grado senza un’adeguata preparazione di riconvertire i loro programmi scolastici in vista delle nuove necessità, ma in primis gli studenti, costretti a dover affidare il loro futuro ad una gestione vergognosa, rasente alla denuncia, di un’emergenza completamente ignorata.

Ma perché allora, in tutta questa tragedia, mi voglio concentrare proprio sull’istruzione? 

Perché sarà proprio questa, a farci uscire dal pantano.

Oggi ci preoccupiamo di questa crisi, oggi, ma sembriamo quasi non voler ammettere che la vera crisi,inizierà una volta concluso il 2020, e che le azioni e le decisioni prese durante quest’anno influenzeranno enormemente tutta quella moltitudine di persone chiamate poi a risollevare la nazione.

Ed in prima linea ci saranno (come sempre si è cercato di fare) i giovani; gli stessi giovani che oggi non possono andare a scuola, gli stessi giovani che non riescono a collegarsi online, che  non possono permettersi un computer, gli stessi che aspettano da un anno di poter dare un esame e se lo vedono rimandato di un altro anno, gli stessi giovani bloccati senza lavoro e costretti a non poter più andare all’università appena questa emergenza sarà finita.

Giovani poveri ed impreparati,con un enorme peso sulle spalle,con una responsabilità che,se proprio vogliamo dirla tutta, non dovrebbero neanche totalmente avere.

Istruire vuol dire educare, educare vuol dire preparare ed emancipare. Vuol dire creare individui in grado di capire il mondo, in grado di giudicare e prendere scelte ponderate alla ricerca della soluzione. Istruire vuol dire proteggere, vuol dire salvaguardare dalla criminalità i giovani, vuol dire rompere quella chiusura mentale che porta emarginazione e violenza, che rinchiude nelle periferie invece che integrare ed offrire possibilità. Istruire vuol dire formare quella generazione che dovrà fronteggiare i nostri problemi trascinati, quella generazione che vedremo in tv, nei salotti, o in Parlamento. Vuol dire preparare oggi i dirigenti del domani, per questo l’istruzione è opportunità e anche potere.

Tutto quello che sarà il futuro, dipende dall’istruzione e dall’educazione data: vi lamentate dei politici, del governo, della criminalità infiltrata ed onnipresente, della mafiosità delle istituzioni? Sapete allora cosa ha causata tutto ciò.

Da decenni ormai l’importanza della scuola è stata sottovalutata, sbeffeggiata ed addirittura ripudiata; ogni giorno che passa, sembriamo star per decidere di tagliarla proprio, questa inutile zavorra che è l’istruzione, senza accorgerci che dentro quel peso, altro non c’è che il carburante per continuare il viaggio.

Comments (1)

  • Hohenstaufen co UCLE

    Grazie Nemo , Giovane Saggio ed impavido Neo Ulisse che scaccia i Proci dalla Dimora della Sacra Paideia .

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