POESIE CONTRO L’ESTINZIONE
Scritto da: Giuliano Logos (membro di WOW – Incendi Spontanei)
Extinction Rebellion e WOW – Incendi Spontanei in piazza per l’azione poetico-ambientalista
COS’É EXTINCTION REBELLION
Su cosa sia Extinction Rebellion si potrebbe (e dovrebbe) parlare e scrivere per ore. Lo accenniamo molto rapidamente per chi ancora non lo sapesse: si tratta di un movimento ambientalista rigidamente apartitico e nonviolento, nato a Londra nel 2018 e diffuso oggi in tutto il mondo.
“Siamo madri, padri, studenti, professori. Persone normali, portate a ribellarsi davanti alla cecità e al silenzio che avvolge la minaccia più grande che l’umanità si sia mai trovata ad affrontare” – così si presenta Extinction. Ecco, se vi infervora l’idea di moderni rivoluzionari che, con azioni spettacolari ed esemplari, mirano a sensibilizzare il mondo circa l’imminente disastro climatico, allora dovreste decisamente dare un’occhiata al sito di XR Italia. Adesso, su.


Tornati? Bene, ora passiamo ai fatti.
LA SETTIMANA DI RIBELLIONE
Dal 5 all’11 ottobre Extinction Rebellion ha organizzato una settimana di ribellione a Roma per chiedere un cambiamento del sistema che sta portando il Pianeta al collasso. Centinaia di attivisti da tutta Italia si sono dati appuntamento nella Capitale per fare sentire – in maniera pacifica, ma forte e chiara – la propria voce e per dialogare con le istituzioni.
Come immaginerete, sono accadute un bel po’ di cose durante questa vivace settimana. Cose che spaziano dall’incatenarsi ad oltranza al cancello di una nota multinazionale del settore dell’energia al fingersi morti in massa di fronte alla sede del Ministero della Salute all’Eur. Qui c’è un dettagliato articolo che riassume – non tutto ma – molto di quello che è stato fatto.
SI, MA CHE C’ENTRA LA POESIA?
Giustamente. Ecco, io non sono un attivista di XR, sono membro WOW – Incendi Spontanei, un ente/collettivo/movimento artistico che si occupa della promozione della cultura – in particolare della poesia performativa – nel territorio laziale.
Lo facciamo mediante l’organizzazione di eventi in cui il pubblico è protagonista, affinché l’arte scenda dalle famigerate torri d’avorio e perché siamo sufficientemente convinti che le impolverate presentazioni di libri di poesia da coma farmacologico abbiano ucciso il concetto di scrivere in versi. Lo facciamo anche mediante azioni di guerrilla poetica, non dissimili dalle azioni XR (vi siete mai chiesti che faccia fa un controllore quando 50 persone invadono un vagone della metropolitana per un’ora per farci uno spettacolo itinerante di poesia performativa? Fidatevi, ne vale la pena).
È probabilmente per questo motivo che, circa un anno fa, la nostra strada e quella di XR si sono incrociate e ne è nato il primo Poetry Slam contro l’Estinzione. Cos’è uno Slam? In breve: una sfida, sei poeti. Tre minuti a testa, testi propri, solo corpo e voce. Il migliore lo decreta il pubblico. In quel caso specifico ogni pezzo eseguito verteva – a suo modo e in maniera ampia e omnicomprensiva – sul tema della sostenibilità ambientale e dell’indispensabile cambiamento che dobbiamo interiorizzare, se non vogliamo presto tutti andare a guardare le margherite dal lato delle radici.


La serata fu incredibile. S’era creato qualcosa di nuovo e potente, che volevamo ripetere, che sapevamo di dover ripetere. Ne sono nate così successive collaborazioni, che ci hanno visto più volte veicolare, con i nostri versi e con quelli di altri performer della LIPS (Lega Italiana Poetry Slam, circuito nazionale del cui coordinamento laziale siamo parte) i messaggi di XR e di loro movimenti fratelli, come Friday For Future e Animal Save. Fino all’ultima azione, lo scorso ottobre.
E quindi flashforward, è il 10.10.2020. Decine e decine di attivisti XR presidiano Piazza Esquilino, seduti, ordinati. Per tutta la durata dell’azione si alternano al microfono interventi accorati ma precisi, sostenuti da fonti e dati, tenuti da attivisti e divulgatori scientifici.
E da poeti. Poeti con le loro poesie. Poesie di rivoluzione e futuro. Riportando quei versi a ciò che sono sempre stati e che meritano ancora di essere: strumenti vivi di comunicazione.
In definitiva, l’azione prevedeva l’alternanza di scienza e poesia perché si arrivasse, su più livelli comunicativi, ad ogni ascoltatore possibile. Non possiamo sapere se ci siamo alla fine riusciti. Ma sappiamo che è la strada percorrere. Sappiamo che le parole sono in grado di incidere sul mondo circostante. Sappiamo che, in un mondo in cui la fiducia nel metodo scientifico è messa sempre più spesso in dubbio e in cui emotività e creatività devono lottare per trovare posto, creare spazi come questo è la cosa giusta.
E continueremo a farlo. A tenere accesa la fiamma.
Abbiamo perso la voce
in vagoni metropolitani troppo affollati per lasciare ai pensieri spazio per scorrere
Abbiamo perso la voce
nella convinzione di generazioni e generazioni che il futuro fosse
un sogno americano dalle 9 alle 17
Pause pranzo ferie pagate
casa moglie mutuo marito
mani ben strette
Abbiamo perso la voce
Quando
È
Stata
Sacrificata la rabbia
Per farne un souvenir compostabile
Un ammennicolo in bella mostra su una vetrina sovraesposta
Un errore da correggere
Una schiena da raddrizzare
Una cellula impazzita da estirpare
temendo sia cancro
Quella cellula era lì a gridare
Che il nucleo più puro e profondo
dell’esistenza su questo pianeta è dato dal
“NO, SIRE!”
Di chi ha il coraggio di rompere con quello che era
Perché sa
Che
Mutare è vivere
E
Fermarsi é morire
Abbiamo perso la voce
Quando abbiamo iniziato a comprare rivoluzione da asporto
Stampata su t-shirt scadenti spedite da Etsy
A prezzi stracciati
Non c’è rivoluzione nel piatto ripetersi di giorni uguali
Non c’è rivoluzione in un tutorial su come stampare in maniera efficiente il tuo curriculum Europass
Non c’è rivoluzione nella certezza che ciò che hai studiato
È stato impostato in un sistema datato e macchinoso nemmeno lontanamente in grado di metterti al mondo con dignità
Di farti lasciare il segno
di darti uno scopo
Abbiamo perso la voce
Nel suono del capo rivolto
Al suolo, piegato all’essere solo
“sono ingranaggio nel cuore d’acciaio del mondo”
Abbiamo perso la voce
Ma la troveremo
E sarà l’urlo più forte che abbiate sentito
non basterà soffocarlo con un ginocchio sul collo
non basterà annacquarlo con 50 tweet al giorno
non basterà controllare con leggi di sicurezza nazionale
Vomitate dai bachi della nuova via della seta
Che resti composto
Mentre l’artico sporco di cancro
urla il suo pianto al suo ultimo orso
Un grido del quale la beat generation
sarebbe potuta
Essere fiera
Orgogliosa
E che sta facendo del suo mondo
un posto migliore
Abbiamo perso la voce
E la strada e le ore
Non nel grembo di un mondo che mastica tempo e sputa cicuta
Ma solo e soltanto nel convincimento di averla perduta
E adesso
che stiamo capendo
Che l’ugola muta
Ruggisce di sole
Vi giuro, sul fuoco della ragione
Che noi tutti sentiamo nel petto
Che non smetteremo più di urlare
Fin quando
Avremo
Parole.
Nostre.
Nuove.
Anche se scritte
in silenzio.