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Responsabilità di genere

“Not all men…” significa “Non tutti gli uomini…” ed è una espressione utilizzata quando (solitamente) un maschio si inserisce in un discorso sul femminismo, sulla violenza di genere, sulla mascolinità tossica, sul patriarcato. E’ di solito la parte iniziale di una frase che critica una generalizzazione sui comportamenti maschili tossici ed abusanti.

Perché è sbagliato intervenire in un discorso in questo modo?

E’ sbagliato per delle ragioni che hanno a che fare con il privilegio e con la responsabilità di genere.

Quando si affronta, ad esempio, un discorso sulla violenza di genere, la generalizzazione non è strumentale o frutto di una analisi superficiale del fenomeno in questione. I presupposti, i dati, le statistiche ci permettono di dire senza ombra di dubbio che sono soprattutto gli uomini ad uccidere le donne o che sono soprattutto gli uomini a stuprare le donne. Le donne lo sanno che non tutti gli uomini picchiano le donne. Ma le donne sanno anche che percentuali altissime di uomini hanno comportamenti abusanti ai danni delle donne. Su questo, purtroppo, non ci piove.

Come dovrebbe comportarsi un uomo (e parliamo soprattutto di maschi bianchi, etero, cisgender ed abili) davanti a discussioni intorno al femminismo intersezionale e alla violenza di genere intesa in tutte le sue forme? Dovrebbe partire prendendo coscienza, una volta per tutte, di appartenere ad una categoria privilegiata. Dopo aver preso coscienza di quel privilegio dovrebbe imparare ad ascoltare le esperienze delle donne e di tutte le categorie marginalizzate. Come? Facendo un passo indietro ed evitando di porsi al centro di una discussione di cui non è protagonista.

Quando una donna o una qualunque altra soggettività che non sia maschio bianco etero cis ed abile sta parlando di sé o sta criticando l’assetto culturale che la marginalizza, intervenire nel discorso e specificare che non tutti gli uomini hanno determinati comportamenti significa, per l’ennesima volta, togliere spazio e voce a chi non è stato mai messo al centro dei dibattiti. Significa pretendere in modo totalmente arbitrario di stare al centro di una scena di cui non si è protagonisti.

L’unico modo per utilizzare bene il privilegio di essere un maschio bianco etero cis ed abile in una società eteropatriarcale è assumersi la propria parte di responsabilità, anche quando, come singolo, non sei autore dei comportamenti criticati alla tua categoria. Si chiama responsabilità di genere. Sono gli appartenenti ad una categoria che devono mettere in discussione i comportamenti della stessa.

Le donne, con il movimento femminista, stanno mettendo in discussione i pilastri della cultura eteropatriarcale. Ne criticano le fondamenta e provano a smantellare totalmente il ruolo a cui erano state relegate da questo tipo di sovrastruttura. Oggi con il femminismo intersezionale altre soggettività sono entrate nel dibattito. Come soggettività oppresse dal patriarcato siamo metaforicamente intorno ad un tavolo a capire come decostuire anni ed anni di marginalità.

Forse è tempo che gli uomini maschi, bianchi, etero cis ed abili si mettano seduti tutti insieme con una domanda ben precisa a cui rispondere: come soggetti privilegiati che ruolo possiamo avere in questa partita di totale trasformazione della società e della cultura in cui viviamo?

Comments (2)

  • Giusy

    Un’ottima riflessione su cui focalizzarsi. E al “ma che colpa ne ho io?!” che spesso viene rivolto alle donne che sollevano la questione, risponderei “sapessi quante colpe non avremmo voluto noi..”
    Bel pezzo!

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  • Alibabà

    Un’analisi tutto sommato superficiale. Posto che tu qui menzioni dati statistici “di fatto”, è un dato di fatto che fra noi maschi bianchi la cosa di cui tu parli non è tanto chiara. Se davvero questa mancanza di chiarezza è un nostro difetto, allora è un dato di fatto che noi maschi bianchi siamo diffusamente difettati nella capacità di decifrare la realtà e prendere atto dei dati: di conseguenza non possiamo essere considerati dei privilegiati. Se fossimo privilegiati, saremmo in grado di decifrare la realtà nel modo giusto. L’accesso a un’istruzione superiore è uno dei tratti distintivi del privilegio: è un dato di fatto statistico che i maschi in generale accedono meno delle femmine all’istruzione superiore. Ne consegue che non siamo privilegiati. Gli unici maschi privilegiati sono quelli appartenenti alle classi sociali economicamente e culturalmente avvantaggiate, indipendentemente dal colore della pelle. Le femmine sono, da questo punto di vista, privilegiate. Un altro dato di fatto statistico è che, al di là della disparità salariale a parità di mansione, la povertà è più diffusa presso la popolazione maschile che presso quella femminile, per tacere poi della ricchezza femminile non dichiarata che non compare nelle statistiche, ma c’è lo stesso. Noi maschi bianchi etero cis non siamo privilegiati e a nessuno importa di noi. Date queste premesse, solo uno sciocco totale perderebbe il suo tempo prezioso ad “ascoltare” le rivendicazioni femminili o omo-trans, quando il problema principale è come fare uscire noi maschi dal letame in cui il capitalismo, con la complicità intersezionale del femminismo, ci ha gettati.

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