
Lettera aperta a una TERF
Immagine in Copertina di thetalon.ca
Questo articolo sarà un po’ diverso da quelli che sono solito scrivere. Sarà più soggettivo, ma non per questo meno valido.
Negli ultimi tempi mi capita sempre più spesso di imbattermi in attacchi alla comunità transgender portati avanti dalle TERF (acronimo che sta per Trans Exclusionary Radical Feminist, femministe radicali trans escludenti), le quali hanno fatto della transfobia e della transmisoginia la loro bandiera. Con questa lettera aperta non intendo parlare a nome dell’intera comunità trans, in quanto essa è caratterizzata da una pluralità di pensieri, vissuti e voci che una singola persona non può rappresentare del tutto in modo esaustivo. Vorrei tuttavia portare le mie personali riflessioni e il mio vissuto, con la speranza che altre persone transgender possano ritrovarsi nelle mie parole e nel mio appello.
Voi che sostenete che le donne trans siano uomini che si travestono per molestare quelle che secondo voi sono le “vere donne”, voi che sostenete che gli uomini trans siano donne plagiate dal patriarcato che transizionano per ottenere privilegi, voi che sostenete che le persone non binarie non esistano… Ditemi, quando è stata l’ultima volta che vi siete poste in ascolto, così come si dovrebbe fare all’interno del femminismo?
Voi che vi definite femministe state in realtà facendo il gioco del patriarcato e degli oppressori attraverso il vostro essenzialismo biologico. Dire che le donne trans non siano donne perché non sono nate con una vagina significa vedere le donne unicamente come vagine e uteri ambulanti, ponendo in secondo piano tutto il resto della sfaccettata esperienza femminile e umana. Significa oggettificarle, riconducendole unicamente a ciò che hanno in mezzo alle gambe. E questo è lo stesso identico modo in cui la società patriarcale che dite di voler combattere vede le donne.
Cosa vi dà così fastidio della nostra esistenza? Qual è il motivo profondo che vi spinge ad odiarci a tal punto da negarci un diritto umano quale quello dell’autodeterminazione, a tal punto da non avere rispetto per la nostra vita?
Avete paura. Quella stessa paura che attanaglia le maggioranze dominanti, le quali ci impongono iter su iter, perizie patologizzanti, gatekeeping, per far sì di avere il controllo sui nostri corpi, per fare in modo che quest’ultimi non esulino dall’idea egemonica di “normalità”.
Noi persone transgender e non binary andiamo a sovvertire tutte le rassicuranti norme che fano parte della vita di tutt- fin dalla nascita, mettiamo in discussione regole, concetti, modelli, canoni e lo facciamo attraverso la nostra stessa esistenza. Le nostre vite contengono in sé un radicale cambio di paradigma, una minaccia al mondo che conosciamo, con i suoi schemi predominanti. E i cambiamenti, si sa, spaventano. Tuttavia, reagire ad essi negando, condannando e invalidando una persona per la sua stessa esistenza significa porsi sullo stesso identico piano delle destre fasciste e dei movimenti più estremisti e violenti della nostra società.
Noi non esistiamo per togliervi diritti ed è assurdo che io (o qualsiasi altra persona) debba ribadire una cosa del genere. Avete scelto l’odio e il dominio al posto del dialogo e dell’ascolto, l’estremismo al posto della crescita personale e collettiva, portando avanti quel binarismo di genere sul quale poggia la cultura eterocisnormativa, fonte di innumerevoli oppressioni ed ingiustizie ai danni della comunità di cui spesso anche voi fate parte. Quella che portate avanti è una segregazione che ha in sé la medesima matrice del razzismo.
State evitando di riconoscere un vostro privilegio perpetrando un’oppressione. Il fatto di far parte di un gruppo discriminato non vi rende esenti dall’avere determinati privilegi, non vi rende in automatico persone migliori e più giuste. Io sono queer, transgender, non binary, intersessuale, appartenente ad una minoranza religiosa, survivor, asperger e meticcio, eppure possiedo comunque dei privilegi e devo lavorare con essi e su di essi per far sì che non rappresentino una minaccia, ma uno strumento da utilizzare contro lo stesso sistema che li ha generati.
Mi è stato assegnato il sesso femminile alla nascita e due anni fa ho intrapreso un percorso di transizione medicalizzato. Sono uno di quelli che chiamate “donne succubi del patriarcato”. Sono un traditore o, come mi definireste voi, “una traditrice” della femminilità, qualunque cosa voglia dire.
Sapete che vi dico? Sono fiero di essere un traditore.
Perché è stato proprio questo mio disertare dal genere che mi era stato assegnato sulla base del mio sesso a permettermi di decostruire gli stereotipi, la misoginia interiorizzata e la mascolinità tossica che avevo ereditato dal sistema malato in cui siamo cresciut-. È stato proprio grazie a questo mio disertare che mi sono avvicinato e ho in seguito abbracciato il femminismo intersezionale. Più il mio aspetto diventava canonicamente maschile e meglio riuscivo ad abbracciare e a ricongiungermi con il mio femminile e il mio non binarismo.
Vi state scagliando e state indirizzando la vostra rabbia verso il soggetto sbagliato. Il nostro nemico comune è il patriarcato, ma avete dichiarato guerra a chi, come voi, subisce la sua oppressione. Ma c’è un’aggravante. A causa della transfobia noi moriamo. Veniamo aggredit-, umiliat-, discriminat-, uccis- a causa dell’odio sistemico che voi stesse contribuite ad alimentare ogni giorno. Le parole hanno un peso. Ogni volta che ci attaccate vi state rendendo complici di quel sistema che ci uccide. Se siete consapevoli di ciò che state alimentando, non so come riusciate a dormire la notte.
Citando De Andrè: “anche se vi credete assolte, siete lo stesso coinvolte”.
Voi per me rimarrete sempre delle anti-femministe. Perché un femminismo che perpetra una tale oppressione non può e non deve essere chiamato con questo nome.
Perché il femminismo sarà intersezionale o non sarà.
ned
esistono uomini e donne cis e uomini e donne trans ma comunque uomini e donne e vanno rispettati
travello
Donna barbuta sempre piaciuta. Sei una vera figa ?