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La grande bolla e il capitalismo mascherato

C’è qualcosa che sta correndo più del Covid, che sta correndo più di questa pandemia, che sta lasciando dietro di sé una traccia arida del suo passaggio: è il divario sociale. Quando ci rialzeremo, ne comprenderemo i danni, e sapremo se e quanto ci vorrà per colmare questa eterna differenza tra ricchi e poveri, ora più che mai pesantemente esacerbata. Banalmente, la costante di ogni epoca, di ogni crisi economica, di ogni epidemia, è stata l’uscita indenne di chi, della Terra, ha sempre sfruttato ogni singola risorsa da cui trarne profitto, l’uscita indenne di chi ha determinato la causa del decadimento ambientale e sociale.

Come macchine, continuiamo le nostre vite robotizzate da un sistema economico che ci ha reclutati senza chiederci il permesso, la produzione è stata messa al centro del sistema, saltare un anello della catena significa essere elementi corrosivi di una condizione che non si deve arrestare: nascere, crescere, fare figli, comprare casa, consumare, guardare, subire mediaticamente l’influenza dei nuovi prodotti in circolazione, e se la pubblicità diventa troppo posticcia e scarsamente appetibile, perché non creare persone che facciano pubblicità attraverso sé stessi? Persone che vengano pagate per indossare, mangiare, bere, consumare, prodotti che dovrebbero essere contenuti all’interno di uno spazio pubblicitario, ma che sono sconfinati nelle giornate di ognuno, costringendo i protagonisti consenzienti a mostrare vite su misura che hanno poco di autentico, ma tanto di costruito.

La grande bolla fluttua, non si conosce il momento esatto in cui scoppierà e se scoppierà, ma è in circolo. Viaggia indisturbata, ha inglobato il capitalismo che non è più solo, perché accanto a lui, c’è il finto comunismo che gli fa da braccio lungo. Venire dalla strada è diventato di tendenza, si spaccia la vista da periferia come da un grattacielo di Manhattan, ma se si va a scavare nelle viste di costoro, pochi sanno davvero cosa significhi nascere e crescerci dentro, nel continuo e spesso abbandonato tentativo di cambiare il corso della storia della propria famiglia, della propria vita, in un modo o nell’altro, lecito o non lecito. Ognuno tenta di entrare dentro la grande bolla, senza sapere che fuori c’è la libertà e dentro la costrizione finta di una esistenza con la pulsantiera.

D’altra parte, mancano gli strumenti per stare in libertà, come quando viene liberato un animale nel suo spazio naturale, dopo anni di cattività: è spaesato, non sa procurarsi il cibo, non è abituato a fare da solo, a mettere in moto i meccanismi di sopravvivenza che pure gli appartengono. Allo stesso modo, siamo anestetizzati e impauriti dall’idea di non fare parte della grande bolla. Come si vive con gusti propri? Come si vive conoscendo la conoscenza? Come si vive senza i palliativi dei Centri Commerciali la domenica? Come si vive senza i falsi siti di informazione che fanno comodo alle nostre false convinzioni? Come si vive senza fare come fanno gli altri? Come si fa a essere sé stessi?

Nell’incertezza di tentare, meglio non provarci, meglio assecondare, meglio non “disordinare”. Per tutti coloro che hanno sperato che la pandemia potesse diventare “il Grande Reset”, il punto zero da cui far ripartire un’economia sostenibile, green, più attenta ai bisogni della comunità e meno agli interessi del singolo, dopo la speranza iniziale, si fanno ora i conti con la realtà: Nobile proposito a parole, ma che sconta la criticità di essere proposto da coloro che per decenni hanno perorato tagli alla spesa sociale, privatizzazioni massicce” (Inside Over).

A casa nostra, la DIA ha lanciato 600 pagine di allarme: “È oltremodo probabile che i clan tentino di intercettare i finanziamenti per le grandi opere e la riconversione alla green economy. Come? Lo schema per la Dia è chiaro: nel rapporto si parla di propensione per gli affari che passa attraverso una mimetizzazione attuata mediante il “volto pulito” di imprenditori e liberi professionisti attraverso i quali la mafia si presenta alla pubblica amministrazione adottando una modalità d’azione silente che non desta allarme sociale”.

Insomma, la grande bolla continua la sua strada, con noi dentro, ignari della direzione, impotenti da generazioni.

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