TOP

Intersezionale

Il “velo di Maya” sollevato da Rula Jebreal: la strutturale sottorappresentazione delle donne in tv

Arthur Schopenhauer ha portato nella filosofia occidentale il concetto del “velo di Maya”, ripreso dai Veda, per rappresentare l’illusione che vela la realtà delle cose nella loro essenza autentica. Sollevare il “velo di Maya” per Schopenhauer ha voluto dire andare oltre le illusioni del mondo fenomenico attraverso la Volontà, forza che anima le nostre azioni.

Il rifiuto della giornalista Rula Jebreal di partecipare alla trasmissione televisiva Propaganda Live lo scorso 14 maggio perché unica donna nella lista delle persone invitate nella puntata, rappresenta a mio avviso un simbolico sollevamento del “velo di Maya”.

Il posizionamento di Rula Jebreal, giornalista che lavora stabilmente a New York per numerosi media americani, le ha permesso l’agibilità di un gesto forte che lei stessa ha motivato pochi giorni dopo chiaramente in un dialogo online con la giornalista Tiziana Ferrario:

“sento l’obbligo verso la società civile, volevo iniziare una conversazione per far riflettere uomini e donne dove si sta andando , si riflettono i nostri valori nella realtà che vediamo?…ho voluto usare i miei privilegi affinché le sorelle colleghe italiane abbiano le mie stesse opportunità”.

(https://www.youtube.com/watch?v=VSBYjEQtw7Q)

Guardiamo più da vicino la questione posta da Rula Jebreal attraverso i dati.

Nel 2020 durante il lockdown un osservatorio nato per monitorare la presenza femminile sui media, Le donne contano le donne, ha rilevato dal 31 maggio al 6 giugno 7 programmi televisivi (Otto e 1⁄2, Piazza Pulita, Propaganda Live, Non è l’Arena, Carta Bianca, Petrolio) considerando la conduzione, le ospiti, i servizi di approfondimento, le interviste e le esperte in studio, lo spazio in minuti dedicato alle voci femminili. La presenza femminile è risultata del 32%. Le donne in tv, nei programmi analizzati, sono meno della metà degli uomini: 82 a 174.

TV

“In una settimana, dal 1 al 6 giugno, il programma condotto da Lilli Gruber su La 7, Otto e mezzo, vede la partecipazione di 12 donne e 21 uomini. A Non è l’Arena del 31 maggio intervengono 21 uomini e 9 donne. A Carta Bianca del 2 giugno il rapporto scende: 23 a 6. Su Rete 4, il 4 giugno, nel corso della puntata di Diritto e Rovescio, le donne sono la metà degli uomini: 17 a 35. Cambiando canale, sempre quella sera, a Piazzapulita si contano 16 donne e 29 uomini. Non va meglio a Propaganda Live: nella puntata di venerdì 6 giugno sono 7 le voci femminili, a fronte delle 13 maschili. Sono 12 le donne che prendono parte alla puntata di venerdì 6 giugno di Petrolio: il 37%. Gli uomini 32. Non solo: su 132 minuti di trasmissione, le donne hanno parlato 14 minuti: il 10,7% del tempo. Nella seconda settimana di monitoraggio non va molto meglio. Dall’8 al 13 giugno le donne sono 57 a fronte di 123 uomini: il 31,6%. 9 a 17 a Quarta Repubblica, 7 a 18 a Di Martedì, 2 a 8 ad Atlantide, 21 a 40 nell’ultima puntata di Propaganda Live, 12 a 22 nelle puntate di Otto e mezzo, 2 a 9 nella puntata di sabato scorso del programma condotto da Massimo Gramellini Le parole della Settimana, in onda su Rai 3, mentre quasi contemporaneamente su Rete 4, a Stasera Italia, c’erano 4 donne e 9 uomini”. (https://www.open.online/2020/06/18/donne-televisione-parita-lontana-meno-32-per-cento-talk/)

Questi dati si confermano in linea con i risultati del Monitoraggio sulla rappresentazione della figura femminile nella programmazione RAI in onda nel 2019, affidato a CARES s.c.r.l. Osservatorio di Pavia, secondo cui:

“I risultati sulla distribuzione di uomini e donne nelle trasmissioni Rai del 2019 evidenziano una rappresentanza di genere complessivamente sbilanciata a favore degli uomini che costituiscono il 63,7% delle 18.688 presenze registrate, contro il 36,3% di donne.” (p.2 https://www.rai.it/dl/doc/1593072471021_Monitoraggio%20della%20Figura%20Femminile_2019_Analisi%20dei%20contenuti.pdf)

La scelta di Rula Jebreal di non partecipare a Propaganda Live ha raggiunto l’obiettivo di porre al centro del dibattito il tema della sottorappresentazione delle donne in televisione ed ha anche fatto emergere l’illusione che spesso circonda la realtà appena descritta esemplificata nelle parole di risposta del conduttore della trasmissione Propaganda Live, Diego Bianchi:

“ci viene istintivamente l’idea di chiamare un uomo o una donna perché competenti…e non ci pensiamo subito al sesso”.

Questa linea di pensiero, molto diffusa, ci indurrebbe a pensare che le donne siano quindi meno presenti in televisione perché meno competenti degli uomini.

E’ davvero così che stanno le cose?

Per prima cosa è bene riportare che Michele Serra, giornalista di Repubblica ed ospite della stessa puntata a cui avrebbe dovuto partecipare Rula Jebreal, durante la sua partecipazione ha affermato:

“confesso una sostanziale viltà giornalistica nei confronti della questione israelo-palestinese, se c’è una questione su cui ho cominciato a scrivere ma poi mi sono detto meglio lasciar stare perché non ci capisco niente è proprio quella israelo-palestinese, è un groviglio terrificante di torti che hanno sommerso le due ragioni”.

In merito al tema in oggetto, il conflitto israelo-palestinese, per motivi di diretto studio accademico potrei facilmente affermare non solo che ci sarebbero molte donne competenti a parlarne, ma che anzi sarebbero molto più competenti della stragrande maggioranza dei giornalisti italiani, privilegiati da una spropositata visibilità rispetto alle competenze realmente possedute rispetto a tutti i temi che trattano. Una presenza insomma spesso motivata dalla “firma” e dal “personaggio” piuttosto che dal reale contributo che possono dare alla discussione e alla corretta informazione.

Allargando lo sguardo più in generale oltre al tema specifico, con una semplice ricerca online usando le parole “esperte di…” si verrebbe a conoscenza del progetto www.100esperte.it, una banca dati online, inaugurata nel 2016 con 100 nomi e CV di esperte di STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), un settore storicamente sotto-rappresentato dalle donne. Il sito è stato ideato e costruito per crescere nel tempo, incrementando il numero di esperte e ampliando anche i settori disciplinari. Alle prime 100 esperte di STEM, si sono aggiunte numerose esperte di Economia e Finanza (dal 2017) e Politica Internazionale (dal 2019). Nel 2021 la banca dati si estende al settore della Storia e della Filosofia. Il progetto è stato lanciato dall’Osservatorio di Pavia e l’associazione Gi.U.Li.A. (GIornaliste Unite LIbere Autonome), con lo sviluppo di Fondazione Bracco e con il supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Il progetto nasce proprio dal fatto, come riportano nel loro sito, che:

“numerose ricerche sulle donne nell’informazione dimostrano che le donne sono raramente interpellate dai media in qualità di esperte. A spiegare e interpretare il mondo sono quasi sempre gli uomini: nell’82% dei casi secondo i risultati nazionali del Global Media Monitoring Project 2015. Eppure le donne esperte ci sono. E possono svecchiare un linguaggio mediatico, che, ignorandole, trascura i segni del tempo e disconosce l’apporto delle donne in tutti i diversi ambiti della società: dalla politica alla scienza.”

Insomma ,le esperte esistono, gli strumenti per trovarle pure, a questo punto serve solo la volontà di invitarle e di contribuire a rendere più equa la partecipazione delle donne in televisione e più in generale la loro rappresentazione nella società, vista la potenza che ha ancora questo strumento comunicativo. Vedere in televisione donne esperte in qualsiasi ambito aprirebbe nuovi immaginari per le bambine, le ragazze, e tutta la società in generale, a un futuro con maggiori possibilità e prospettive, generando un circolo virtuoso per il cambiamento.

Visto che Diego Bianchi ha anche specificato nella sua risposta che “la scelta dei nostri ospiti non è mai neutra, è una scelta”, spero che da questo episodio Propaganda Live, che ha il grande merito di portare in televisione persone e tematiche invisibilizzate da altri canali e mezzi di informazione, diventi l’apripista di un’inversione di tendenza nella televisione italiana anche in merito alla rappresentazione delle donne, considerando che fuori dagli schermi le donne sono il 51,3% della popolazione.

Rula Jebreal ha sollevato in modo forte con il suo rifiuto il “velo di Maya” sulla mancanza di un’eterogenietà dei punti di vista di genere in tv. Ora è necessario che questo gesto non si perda nel frullatore mediatico di cui facciamo parte, ma confluisca in un movimento più ampio a sostegno delle tantissime donne che in tutti i settori si battono quotidianamente per rendere visibili e valorizzare le proprie competenze, inclusa anche quella – quasi sempre ignorata – della propria esperienza del mondo proprio in quanto donne.

Post a Comment