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Intersezionale

LIberiamo le fantasie

Liberiamo le fantasie: L’importanza del consenso

Una delle caratteristiche fondamentali del sex positive è il non giudizio, ossia considerare lecito ogni tipo di comportamento sessuale, purché consensuale.

La sedimentata cultura moralista nella quale viviamo forma pensieri di rifiuto verso alcune pratiche o fantasie sessuali e legittima chi non le condivide a tacciarle come oscene o inaccettabili.

La vergogna, l’imbarazzo ed il senso di colpa sono i frutti di questa mentalità, che da un lato causa enormi difficoltà nel vivere la propria sessualità in maniera serena e dall’altro limita la possibilità di parlare di sesso per il timore di essere considerat* volgari o di facili costumi (e quindi di poco valore). Per abbattere questo sistema bisogna quindi stravolgerlo: raccontiamo le nostre fantasie senza timore! Ma solo dopo esserci accertati che le persone con cui interloquiamo siano interessate ad ascoltarle…

Tra le esperienze fatte negli ambienti sex positive, una delle attività che ho trovato più efficace su questo fronte sono i cerchi di condivisione: un certo numero di persone – non ha importanza quanto si conoscano fra loro – si siede in circolo, in modo da potersi guardare in viso tra loro, ed una alla volta descrive una propria fantasia sessuale. Non conta quanto questa sia strana o particolare ma solo che sia un pensiero che sia eccitante per chi la riferisce. Le altre persone praticano un ascolto empatico, ossia senza interrompere, senza esprimere disapprovazione o altri gesti che possano influenzare chi parla. Sapere che altr* hanno fantasie simili può aiutare a non sentirsi sbagliat* ed ascoltarne alcune diverse può servire ad accendere l’immaginazione. Ma la cosa più difficile è non giudicare quelle che sembrano assurde, lontane dal proprio gusto o che sono dei trigger (cioè che mettono a disagio per via del bagaglio di esperienze personali).

A questi incontri ho ascoltato tanti tipi di fantasie, e per semplificare le suddividerò in due macro categorie: quelle irrealizzabili (situazioni che sono fisicamente impossibili, come per esempio fare sesso con alieni, o con personaggi storici defunti, od attività in assenza di forza di gravità) e quelle che, almeno teoricamente, possono essere realizzate (ma che non necessariamente si voglia o ci si riesca). Di quest’ultima fanno parte anche le fantasie che vengono comunemente ritenute problematiche e che sono osteggiate: quelle che riguardano pratiche violente o non consensuali.

Avere fantasie legate ad abusi, stupri, cannibalismo, tortura è molto più comune di quello che si crede, ma difficilmente ci si sente comodi a confidarle visto che – oltre a considerarle immorali – vengono additate come deviazioni mentali, perversioni o reazioni a traumi infantili. Poter condividere questi pensieri, tenuti segreti per tanto tempo, può essere molto liberatorio e alleggerire la pressione del giudizio interiorizzato.

Ad uno di questi cerchi di condivisone un ragazzo si è sentito a suo agio a raccontare le sue fantasie. Ha però iniziato il suo intervento dicendo che sapeva bene che non le avrebbe mai realizzate in quanto non consensuali. Un atto di fiducia che ho apprezzato molto. Nei nostri incontri mettiamo una scatola per le proposte, suggerimenti e segnalazioni che per permettere ai partecipanti di dare del feedback sull’esperienza o di raccontare se qualcosa durante l’evento è andato storto; al termine di quella serata abbiamo trovato tanti bigliettini con su scritto che la persona che aveva espresso quella fantasia necessitava aiuto psicologico e che noi come facilitatori saremmo dovuti intervenire in qualche modo. Questo mi ha lasciato un senso amaro in bocca, in quanto sentivo che quel racconto era stato visto come pericoloso e quindi ho parlato sia con quel ragazzo che individualmente con i partecipanti del cerchio. L’unica riflessione che posso fare è che alcuni temi sono dei tabù e malgrado sia richiesto esplicitamente, è davvero difficile sospendere il giudizio.

Le fantasie sessuali non consensuali, oltre ad essere raccontate, possono venire ricreate con persone che sono pienamente consapevoli della situazione e desiderose di farne parte.

Per vivere un’esperienza di questo tipo è fondamentale ricorrere alla negoziazione preventiva con i partecipanti, o affidarsi a sex worker che si dedicano a queste tematiche e sono in grado di organizzare professionalmente una sessione adatta.

Al festival Xplore di Berlino, ad esempio, un paio di anni fa Felix Ruckert ha presentato il workshop “Rapimento”: chi si iscriveva come “vittima” non era a conoscenza del momento in cui, durante i 3 giorni del festival, il suo rapimento sarebbe stato inscenato; aveva però espresso precedentemente la tipologia di contatto che avrebbe desiderato, i limiti da non superare, il numero di persone che l’avrebbero prelevata ed altre caratteristiche.

Un’esperienza per me molto significativa e liberatoria è stata un seminario di “Non consenso – consensuale” tenuto da Seani Love, un facilitatore australiano con esperienze nel campo degli archetipi junghiani, che lavora anche su traumi causati da violenza sessuale. Una volta concordati insieme alle persone coinvolte i limiti e la safeword (una parola che se viene pronunciata fa terminare immediatamente il gioco), abbiamo scelto uno scenario di abuso: un poliziotto che ferma una donna per eccesso di velocità e propone di abbonarle la multa in cambio di favori sessuali, una dottoressa che tocca i pazienti in maniera inopportuna o qualunque fantasia in cui ci sia una prevaricazione (generalmente dovuta a uno squilibrio di potere). Il passo successivo del corso era quello di creare una bolla magica: disponendoci di fronte alle persone con cui avremmo giocato, abbiamo stabilito uno spazio immaginario in cui affidare il potere all’altr*, assumendoci il proprio rischio da una parte ma stringendo un patto di fiducia dall’altra.

Infine, un altro workshop a cui ho partecipato e che poi ho riproposto in altre circostanze, è “Metti in atto le tue fantasie” di Titta Cosetta e Barbara Stimoli: dopo aver immaginato e scritto una scena eccitante, questa veniva letta ai partecipanti (anche in forma anonima) offrendo loro la possibilità di metterla in scena candidandosi nei ruoli disponibili. Una volta selezionato il cast e la regia, il gruppetto decideva lo stile, il grado di realismo delle interazioni fisiche e il livello di intimità tra i personaggi.

Esprimere i nostri gusti sessuali senza vergogna è l’unica via per recuperare l’indipendenza dai giudizi moralisti che cercano di controllare i nostri comportamenti ed entrano nelle nostre menti reprimendoci. Parafrasando un motto sessantottino, per liberarci dalla gabbia dei condizionamenti: LE FANTASIE AL POTERE!

Diego Tigrotto è un artivista sex positive di base a Roma, che organizza incontri esperienziali sulla consapevolezza sessuale e produce illustrazione e cortometraggi su questa tematica. Da anni indossa tutine animali quotidianamente, come forma di espressione libera e radicale.

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