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Intersezionale

Visibilità Bisessuale: opportunità e rischi di stare in una piazza

Sabato 8 e 15 Maggio si sono tenute due manifestazioni a favore del DDL Zan, la prima a Milano e la seconda contemporaneamente a Roma e nel resto d’Italia.

Orgoglio Bisessuale ha partecipato ad entrambe e in maniera differente ma sempre a supporto del DDL Zan. Questo articolo nasce non tanto per parlare delle posizioni sul DDL Zan in sè, ma come riflessione a posteriori sulle opportunità e i rischi che la visibilità bisessuale comporta una volta che si scende in piazza.

Le due piazze, per quanto accomunate da una richiesta di approvazione immediata del DDL Zan, hanno infatti mostrato approcci molto differenti.

Da un lato la piazza milanese, radunata l’8 Maggio attorno all’Arco della Pace, ha promosso la legge in uno sforzo di comunicazione rivolto principalmente al di fuori della comunità. L’evento è stato organizzato da I Sentinelli di Milano, un movimento laico e antifascista da sempre alleato alle istanze LGBTQIA+ e che si contrappone alla violenza nei confronti di minoranze, migranti e donne. 

La caratteristica principale della manifestazione è stato l’approccio trasversale, ovvero la capacità di tenere insieme anime diverse purché in quello specifico momento alleate sul DDL Zan, da Susanna Camusso della CGIL a Elio Vito di Forza Italia. Diverse le personalità LGBTQIA+ sul palco, tra cui Malika Chaly, Marilena Grassadonia, Valentina Petrillo e Cathy La Torre. Presenti anche Alessandro Zan, Porpora Marcasciano e Jean Pierre Moreno, che hanno partecipato sia alla piazza milanese che a quella romana.

E infine tantissime celebrità (Victoria Cabello, Paola Turci, Lella Costa, Gaia) che seppur non rivoluzionarie nei contenuti hanno avuto la capacità di attrarre un pubblico più ampio della semplice comunità arcobaleno. I toni della manifestazione sono stati molto spesso concilianti, in un palco bipartisan che si è espresso al massimo contro Alessandra Mussolini rivendicando le basi dell’antifascismo.

Di diversa natura la manifestazione del 15 di Maggio, tenutasi in Piazza del Popolo a Roma e contemporaneamente in oltre 40 piazze locali in tutta Italia. L’evento, organizzato in poco più di due settimane sotto una spinta iniziale del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, è stato il terreno per un esperimento con pochissimi precedenti nella storia dell’attivismo LGBTQIA+ italiano.

Il tentativo è stato quello di proporre un metodo di lavoro orizzontale in cui a fare da protagonista non fossero le oltre 120 associazioni coinvolte e i loro rappresentanti, ma viceversa le istanze della comunità, in particolare quelle che spesso vengono invisibilizzate o non trovano spazio nell’associazionismo e tantomeno nei palchi.

Se l’approccio milanese è stato trasversale, quello della manifestazione romana è stato intersezionale. Questo posizionamento, unitamente ad un’assemblea LGBTQIA+ nazionale per la prima volta composta in maggioranza da persone di sinistra radicale, ha creato non poche tensioni specialmente da parte dei movimenti più storici e quelli più abituati a lavorare in maniera verticale. 

Tra i temi trattati anche quelli dell’asessualità, aromanticismo, bisessualità e non-monosessualità in un palco che ha visto la presenza di attivistə di Rete Lettera A, Antéros LGBTI Padova e Orgoglio Bisessuale in un ottimo momento di alleanza Ace/Aro e Bi+.

Il risultato è stato un palco con una presenza istituzionale minima (Alessandro Zan e Vladimir Luxuria) e focalizzato certamente sul chiedere il DDL Zan immediatamente, ma anche molto di più per una vera rivoluzione culturale dei diritti LGBTQIA+. Si è trattato di un palco di forte lotta e rivolto principalmente alla comunità stessa e ai suoi bisogni.

Partecipare con Orgoglio Bisessuale a questi due contesti in modalità differenti ha messo in luce le opportunità e i possibili rischi della visibilità bisessuale nei movimenti di piazza.

L’opportunità più immediata per le persone e le realtà bisessuali è quello di contrastare la cancellazione delle nostre identità e istanze.

Come giustamente ha ricordato Elena Lucietto di Antéros LGBTI durante il discorso fatto dal palco di Roma, la bisessualità è costantemente cancellata dal dibattito pubblico e tantopiù quando si parla di tutele e diritti.

Se il DDL Zan ha reso l’omotransfobia un tema di punta a livello mediatico, ancora oggi manca una discussione estesa sulla bifobia e sulla discriminazione che le persone bisessuali ricevono sia fuori che dentro la comunità LGBTQIA+.

Risulta quindi evidente la necessità di partecipare in prima persona alle lotte per i propri diritti: scendere in piazza e partecipare attivamente ai movimenti significa reclamare spazi propri senza semplificazioni.

Come persone bisessuali sappiamo infatti che delegare la lotta significa inevitabilmente soccombere al monosessismo e al binarismo.

Inoltre, sotto un punto di vista del mero orgoglio, manifestare è importante per sfatare un falso mito: l’idea che le persone bisessuali non si espongano.

Questa falsa credenza è ancora diffusa soprattutto nella vecchia guardia dell’associazionismo tanto da generare reazioni come queste.


All’indomani della manifestazione di Milano è comparsa una foto su Facebook che raffigurava il cartello di Orgoglio Bisessuale. La persona che l’ha postata ha scritto “è la prima volta in vita mia che vedo un cartello o striscione così… FANTASTICO!!! … ma allora i bisessuali esistono davvero ;))))))”.

Alla prima reazione divertita è seguita un po’ di amarezza: nella piazza erano presenti almeno 5 gruppi di persone che sventolavano la bandiera bisessuale e altrettante bandiere pansessuali.

Ancora oggi tante persone che fanno parte della comunità non conoscono la bisessualità, la pansessualità e tantomeno i loro simboli. Il risultato è una vera e propria incapacità di leggere ciò che si ha davanti che sfocia poi nella falsa credenza secondo cui le persone bisessuali e pansessuali non esistano o non si espongano, quando in realtà ci sono eccome e con i propri colori.

Essere in piazza tuttavia non è solo un atto contro la cancellazione, ma è soprattutto un’opportunità per creare momenti di interazione positiva tra persone bisessuali.

La solitudine è purtroppo un’esperienza diffusa tra le persone bisessuali: se i social forniscono spazi virtuali in cui confrontarsi spesso quello che manca sono spazi fisici in cui sentirsi a casa. 


L’esperienza di Milano e Roma ha dimostrato quanto un cartello non sia un semplice pezzo di cartone, ma una superficie bidimensionale che nei contesti corretti proietta nel luogo pubblico uno spazio tridimensionale in cui le persone si sentano capite e accettate.

Tantissime le persone che si sono avvicinate per un saluto per esprimere supporto o perché interessate a raccontare la propria esperienza. In particolare a Roma una ragazza si è avvicinata e ci ha raccontato come dopo il coming out come bisessuale avesse ricevuto resistenze da molte persone a lei vicina e che ancora non venisse creduta. 

E sempre a Roma un attivista bisessuale della passata generazione ha condiviso con noi la soddisfazione di vedere sempre più realtà non-monosessuali in piazza, raccontandoci di come per lui era assolutamente il deserto.

Mentre a Milano a seguito della presenza del cartello di Orgoglio Bisessuale è capitato questo:

L’immagine, scelta da La Stampa, SkyTg 24 e altre testate, raffigura due persone che si baciano avvolte dalla bandiera bisessuale. 

Le due persone facevano parte di un gruppo di ragazzə bisessuali che avendo riconosciuto il simbolo di Orgoglio Bisessuale si erano avvicinatə per chiacchierare e fare un saluto. Prima di andare alcune coppie avevano chiesto se potevano fare una foto ricordo davanti al cartello dandosi un bacio. 

Non appena è partito il bacio diversi fotografi si sono avvicinati velocemente iniziando a scattare fotografie in un momento certamente pubblico ma che fino a quel momento si stava svolgendo uno spazio protetto tra persone bisessuali.

Se da un lato è raro vedere persone e simboli bisessuali nei media, è anche vero che la visibilità bisessuale non può passare tramite la feticizzazione di persone giovani e percepite come donne.

A maggior ragione in quanto la bisessualità è stata poi completamente cancellata sia negli articoli che nelle descrizioni delle foto stesse dove è comparsa al massimo la dicitura “omofobia” o “omotransfobia”, rimuovendo come al solito la bisessualità da ogni discorso pubblico. Questo è accaduto nelle maggiori banche dati di foto editoriali (Ansa Foto, Getty Images e AP Images).

Finché i media faranno bi-cancellazione la visibilità bisessuale sarà comprensibile unicamente alle persone già capaci di leggere la bisessualità, limitando la possibilità di fare davvero informazione sulle istanze non-monosessuali ad un pubblico più ampio.

Creare spazi bisessuali può quindi inevitabilmente aprire ad ulteriori cancellazioni e feticizzazioni delle persone bisessuali, in quanto questa è l’esperienza delle persone bisessuali in qualunque luogo privato o pubblico.

Detto ciò, la presenza di spazi bisessuali rimane vitale, in particolare spazi in cui la bisessualità possa essere non solo oggetto del discorso altrui ma un soggetto attivo e politico.

Questo è ciò che è accaduto in particolare a Roma, dove la bisessualità non è stata solo un’istanza portata in piazza ma anche sul palco della manifestazione. 

E’ innanzitutto necessario sottolineare che questo momento di visibilità congiunta per le istanze bisessuali e asessuali è stato possibile solo attraverso un costante lavoro di lotta e resistenza all’interno della stessa comunità LGBTQIA+. 


Diverse persone appartenenti ad associazioni storiche non hanno apprezzato il lasciare la parola a persone di orientamenti invisibilizzati. Similmente la regola condivisa dall’assemblea di non nominare le associazioni dal palco ha creato tanti dissapori. 

Alcuni hanno sostenuto che parlare dell’esperienza delle persone bisessuali e asessuali, di bifobia e afobia, fosse fuori tema all’interno di una manifestazione dedicata al DDL Zan, come se esistessero solo l’omofobia e la transfobia. Altri hanno invece fatto paragoni assurdi sostenendo che non poter dire il nome della propria associazione dal palco fosse una vera cancellazione rispetto a quella che le persone bisessuali e asessuali subiscono in maniera sistematica nel corso della propria vita.

A forza di lottare contro queste posizioni estenuanti è stato possibile arrivare a ricavare uno spazio di 5 minuti in cui si è parlato di politica bisessuale in un raro momento in di visibilità. Se già si parla raramente di bisessualità, è ancora più raro che chi parla di bisessualità nei palchi, nelle trasmissioni o negli articoli sia bisessuale o ne parli in maniera informata e rispettosa.

Se da un lato questo momento può sembrare una piccola vittoria, è necessario però analizzarlo anche in un contesto più ampio. C’è una mancanza grave di spazi per le istanze delle persone non-monosessuali non solo nelle manifestazioni: la bisessualità, la pansessualità e l’asessualità sono temi che non trovano spazio tutto il resto dell’anno all’interno delle associazioni e delle organizzazioni.


Questo vuoto rischia di far passare l’idea che per risolvere il problema basti inserire qualche quota non-monosessuale dal palco di qualche Pride o magari celebrare le giornate dedicate alla Bisessualità, Pansessualità e Asessualità per considerare la questione risolta.


Quando invece sappiamo che per lottare contro la cancellazione delle istanze è necessario un percorso costante e attivo contro il monosessismo che non si esaurisce in una sola giornata.

Inoltre la scarsità artificiale di questi spazi comporta due fenomeni che vanno a danneggiare le persone bisessuali stesse.

In primo luogo il rischio è che la mancanza di spazi porti allo sviluppo di ansie da competizione e di visibilità che già si riscontrano paradossalmente nei movimenti più storici. Il secondo pericolo è dare la falsa idea che le poche persone che riescono ad accedere a determinate spazi di visibilità possano parlare per tutta la comunità.


La bisessualità è per sua natura non-monolitica: ogni persona bisessuale vive la propria identità in maniera specifica, con idee politiche e posizionamenti propri. Ritenere che le idee espresse dal palco di Roma possano andare bene per tutte le persone bisessuali è sbagliato.

È inoltre importante preservare una delle caratteristiche interessanti dell’attivismo bisessuale: la sua orizzontalità.

La difficoltà di ricavare spazi propri all’interno delle associazioni LGBTI, femministe e di sinistra ha portato le persone bisessuali in Italia a sviluppare realtà autonome sparse per il Paese.

Manca quindi a priori una struttura gerarchica in cui sia possibile individuare una singola persona che faccia da portavoce delle istanze bisessuali, mentre viceversa esistono diversi movimenti che collaborano orizzontalmente in una rete informale di contatti, conoscenze e reciproche influenze.

Il rischio dato dalla visibilità bisessuale in tempi di scarsità di spazi è quello della personalizzazione delle lotte o viceversa dell’individuazione di una singola persona come referente dei temi.

Fare ciò significherebbe rinnegare la natura stessa dell’attivismo bisessuale e la pluralità dei punti di vista non-monosessuali.


Qualora derive di questo tipo si presentassero sarebbe necessario combatterle al fine di restituire la visibilità alle istanze stesse, ricordandosi che a fare i movimenti non sono le singole persone ma le collettività che lottano e lavorano insieme.

Come persone bisessuali conosciamo infatti i pericoli nascosti dall’istituzionalizzazione dell’attivismo e come sia facile rallentare la lotta per i diritti sotto il peso dell’ego.

La visibilità bisessuale è quindi una necessità vitale ma deve essere raggiunta in maniera coerente rispetto alle proprie istanze: perché se la lotta non è per tuttə, allora non è per nessunə.

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