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Zigeunerlager

La liquidazione dello Zigeunerlager di Auschwitz-Birkenau

Nonostante in genere il 27 gennaio si commemori il Samudaripen, il genocidio di Rom e Sinti nei campi di sterminio ad opera del regime nazista, il 2 agosto rimane una data molto importante da ricordare per le comunità Romanès in Europa e nel mondo.

Quel giorno, infatti, la sezione di baracche di Birkenau destinata a Rom e Sinti che venivano rastrellati nei paesi europei, venne liquidata nella notte.

Il progetto dello Zigeunerlager, sezione di Birkenau II dedicata agli “zingari”, diviene orribile realtà a partire dal 16 dicembre del 1942, con un decreto firmato da Himmler che ordina il riconoscimento di Rom e Sinti per mezzo di un triangolo nero con la lettera Z e la loro successiva deportazione ad Auschwitz.

La persecuzione delle comunità Romanès, però, comincia molto prima, esattamente come era successo per gli ebrei.

Prima ancora delle leggi raziali, era già emersa una “questione zingara”, con l’insorgere dei vari nazionalismi europei, tra cui quello tedesco, che si imponeva di definire i tratti di una razza ariana perfetta, per andare a estirpare tutto ciò che non rientrasse in questi canoni.

Venne fondato infatti nel 1899 un ufficio denominato “Servizio informazioni sugli Zingari” che, nel giro di pochi anni si spostò a Berlino, dove venne ribattezzato “Ufficio centrale per la lotta alla piaga zingara”. Lo scopo di tale ente era quello, naturalmente, di identificare e schedare migliaia di persone di etnia Rom e Sinta e fu questo materiale a fare da fondamento all’operato dei nazisti.

La “questione zingara” era questa: Rom e Sinti erano sì provenienti dal ceppo indoeuropeo ariano, ma erano geneticamente corrotti, in particolar modo a causa della presenza in loro del gene del Wandetrieb, portatore dell’istinto al nomadismo che, in conseguenza anche al mescolarsi con “altre razze” -in fondo essi erano portatori, in buona sostanza, di ogni perversione, così come lo erano gli ebrei- aveva cancellato ciò che di ariano era in loro, nei tratti fisici e soprattutto in quelli morali.

“Asociale” era la definizione che i nazisti davano ai soggetti ritenuti pericolosi per la società tedesca, e questo era per loro lo “zingaro”: un individuo pericoloso perché geneticamente predisposto alla rapina, alla truffa e alla perversione. O queste almeno erano le conclusioni a cui era giunto lo psichiatra e neurologo Robert Ritter, insieme alla sua zelante assistente Eva Justin: è lei, infatti, a elaborare la teoria del gene Wandertrieb, dopo aver sottoposto 148 bambini di entia Rom, abbandonati in un orfanotrofio.

Le ricerche nei centri di igiene razziale vanno di pari passo con le prime deportazioni in campi di concentramento prima ancora dell’esistenza dello Zigeunerlager; Rom e Sinti venivano infatti etichettati come Asociali e ricevevano i numeri del campo, come accadeva per ebrei e prigionieri politici. Per ricostruire la storia di queste deportazioni, si è ricorsi alla consultazione dei registri dei trasporti delle aree di provenienza dei convogli diretti ad Auschwitz, per esempio i registri del Protettorato di Cechia e di Moravia, dal 1942 al 1944.

Ad esempio, un convoglio del 7 dicembre 1942 era composto solo di persone di etnia rom, 60 maschi e 31 femmine. Un altro trasporto, risalente a qualche giorno prima (il 3 dicembre) risulta essere partito da Brno con 93 persone Rom, ma non venne registrato al campo e non si è mai saputo più nulla di queste persone: è probabile che il loro destino sia stato immediatamente quello delle camere a gas.

Incrociando i dati di questi registri, ne è emerso che nel periodo precedente all’apertura dello Zigeunerlager, furono internati circa 370 Rom, anche se è probabile che i numeri siano superiori e che non tutti siano stati registrati.

Nel 1940, nei suoi appunti di studio, Ritter scriveva:

“la questione zingara potrà considerarsi risolta solo quando il grosso di questi ibridi zigani, asociali e fannulloni […] sarà radunato nei campi di concentramento e costretto al lavoro, e quando l’aumento di queste popolazioni sarà definitivamente impedito”.

In quanto all’impedire l’aumento delle popolazioni, era già in atto una campagna di sterilizzazione forzata per donne e bambine dai 12 anni in su. Un altro metodo, spesso utilizzato dai nazisti, era quello delle stragi immediate in loco di comunità o parti di esse.

Fu, come ricordato prima, il 16 dicembre del 1942 la data in cui Himmler decise affidarsi evidentemente ai risultati della ricerca di Ritter e firmò l’ordine di internare tutti gli “zingari” nel campo di Auschwitz-Birkenau. Un altro documento, firmato a gennaio dell’anno successivo, spiegava nei dettagli i piani riservati ai Rom e Sinti: come dovevano essere organizzati i convogli, chi doveva essere compreso, quale dovesse essere il destino di queste persone, non appena giunte al campo.

Nell’elenco di chi doveva essere deportato, figuravano anche gli ospiti di alcuni orfanotrofi, come quello di Mulfingen; 40 bambini fecero da cavie alle ricerche di Eva Justin. Terminati gli esperimenti, i bimbi furono caricati in un treno o una camionetta con direzione Auschwitz-Birkenau. Solo quattro di loro sono sopravvissuti.

Il 26 febbraio 1943, giunse a Birkenau II il primo convoglio destinato esplicitamente allo Zigeunerlager. La sezione, composta di 32 baracche che comprendevano anche ospedale del campo, un asilo nido, tre baracche con lavandini e due con latrine, non era ancora stata portata a termine, ma per i nazisti questo non aveva importanza. Nei loro piani il destino di chi arrivava allo Zigeneurlager era uno e uno soltanto: morire. L’unica cosa che poteva fare la differenza era come sarebbero morti e in quanto tempo. Di questo primo convoglio, ad esempio, si sa che non fu sottoposto ad alcuna selezione, né separati per sesso, né i bimbi dalle famiglie, né in quanto “adatti o non adatti” al lavoro. Vennero semplicemente inviati alle baracche e lasciati poi morire di inedia, freddo e malattie. E così probabilmente fu per i convogli successivi.

Gli esperimenti medici continuarono e, in quanto “razza degradata” Rom e Sinti rimasero tra le cavie preferite anche di Mengele, insieme alle persone disabili.

Tutto questo proseguì fino a quando, nella notte del 2 agosto del 1944, Hitler emise un comunicato in cui ordinò la liquidazione totale e immediata dello Zigeunerlager.

Piero Terracina, ebreo italiano sopravvissuto ad Auschwitz, era lì. E tra i suoi ricordi emerge anche quello di quella tragica notte:

“Io non avevo ancora 16 anni ed arrivai a Birkenau; quello era un Vernichtunglager (campo di sterminio) dove non è che si poteva morire, si doveva morire. Erano tutti settori separati che si distinguevano per una lettera che era stata loro associata e dall’altro lato del nostro filo spinato c’era il settore che era conosciuto come lo Zigeunerlager ovvero il campo degli zingari[…]. In quel campo c’erano tantissimi bambini, molti di quei bambini certamente erano nati in quel recinto […]. La notte del 2 agosto 1944, ero rinchiuso ed era notte e la notte nel lager c’era il coprifuoco, però ho sentito tutto. In piena notte sentimmo urlare in tedesco e l’abbaiare dei cani, dettero l’ordine di aprire le baracche del campo degli zingari, da lì grida, pianti e qualche colpo di arma da fuoco. All’improvviso, dopo più di due ore, solo silenzio e dalle nostre finestre, poco dopo, il bagliore delle fiamme altissime del crematorio. La mattina, il primo pensiero fu quello di volgere lo sguardo verso lo Zigeunerlager che era completamente vuoto, c’era solo silenzio e le finestre delle baracche che sbattevano”.

Questo ricordo e questo dolore rimangono vivi e vividi nella memoria storica delle comunità Romanès e la data del 2 agosto viene commemorata sentitamente; è da relativamente poco, infatti, che si parla in maniera adeguata di Samudaripen e vi si dà la giusta importanza. Ancora molti studi e molte ricerche devono essere fatte a riguardo, ma è estremamente importante che questi fatti non passino sotto silenzio e non vengano dimenticati, ma anzi, divulgati e raccontati anche alle generazioni a venire.

Le discriminazioni ai danni di Rom e Sinti (così come l’antisemitismo) non sono certo terminate con la fine della Seconda Guerra Mondiale -basti pensare alle sterilizzazioni forzate delle donne Rom nell’ex Cecoslovacchia che, seppur in minor quantità rispetto agli anni Settanta e Ottanta, sembrano essere proseguite fino al 2007- e l’antiziganismo, insieme alla tendenza sempre più a destra di diversi governi europei, è in forte aumento.

Per questo è importante far memoria di queste pagine tragiche della storia europea e mondiale, per questo è importante dare voce a una minoranza da sempre perseguitata violentemente e brutalmente; sembra banale continuare a ripetere che va fatto “perché non accada più” ma non lo è se, ripercorrendo la storia e i documenti, ci troviamo a constatare che gli stereotipi che hanno mandato a morte oltre 500000 persone di etnia rom e sinti nel campo di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau, sono ancora considerati, da alcuni, validi e veritieri.

Fonti: Lo sterminio degli zingari durante la seconda guerra mondiale, Giovanna Boursier, Studi Storici, Anno 36, No. 2 (Apr. – Jun., 1995), pp. 363-395 (33 pages), Published by: Fondazione Istituto Gramsci

https://www.figlidellashoah.org/pagina.asp?id=95

https://www.guida-auschwitz.org/2017/08/02/2-agosto-1944-73-anniversario-della-liquidazione-dello-zigeunerlager-campo-per-le-famiglie-zingare/

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